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Green Finance

UE sostenibilità nei requisiti patrimoniali: così cambia la finanza

Aprile 2018

La Commissione Europea potrebbe includere i rischi associati al clima tra i requisiti patrimoniali di banche e assicurazioni. Un orientamento che cambierebbe anche le scelte degli investitori.

La Commissione valuterà la praticabilità di includere i rischi associati al clima e ad altri fattori ambientali nelle politiche di gestione dei rischi degli enti e di calibrare eventualmente i requisiti patrimoniali delle banche”. Queste poche righe, contenute al punto 8 dell'Action Plan pubblicato dall'Unione europea l'8 marzo, raccontano quanto Bruxelles si stia focalizzando sulla finanza sostenibile. E stavolta non sono buoni propositi: si tratta di misure concrete, che avranno ricadute concrete su banche, investitori e assicurazioni.  

L'Action Plan dell'UE

Il termine “sostenibilità” acquisisce un significato molto più ampio. Lo dice chiaramente la Commissione nel commento a margine dell'Action Plan: “Banche, imprese di assicurazione e fondi pensioni possono essere esposti ai rischi connessi a uno sviluppo economico non sostenibile. Secondo alcune stime, ad esempio, almeno la metà degli attivi delle banche nella zona euro sono attualmente esposti a rischi connessi ai cambiamenti climatici”. Tradotto: gli investimenti soggetti all'evoluzione del clima (quindi non sostenibili a livello ambientale) hanno un rischio maggiore (quindi non sostenibili a livello finanziario). Ancora più chiaro è il legame tra cambiamenti climatici e assicurazioni, visto che le catastrofi naturali stanno rappresentando un onere sempre più consistente per le compagnie. Saranno quindi integrate le direttive MiFID2 e Idd (che riguarda le assicurazioni) “per garantire – afferma la Commissione - che le preferenze in materia di sostenibilità siano tenute in considerazione nella valutazione dell'adeguatezza”. L’Action Plan prevede poi che l’Esma (l'autorità di vigilanza europea) inserisca la sostenibilità come elemento per valutare l'adeguatezza nell'aggiornamento delle linee guida previsto nel quarto trimestre 2018.

Gli obiettivi del piano

L'adeguatezza non è il solo obiettivo del provvedimento. Che punta a coinvolgere tutti gli attori della catena, a partire dal risparmiatore. Valutare gli impatti socio-ambientali del proprio investimento accresce la trasparenza, soprattutto nel medio-lungo termine. Anche se per raggiungere tale obiettivo diventa fondamentale il ruolo dei consulenti finanziari. Saranno quindi incoraggiati i capitali rivolti alla crescita sostenibile, valutando i rischi legati ai cambiamenti climatici e all'eccessivo sfruttamento di risorse. Viste le tante sfumature del termine “sostenibilità”, ci sarebbe il rischio di perderne l'essenza. Ecco perché l'UE intende redigere una “tassonomia” (da proporre entro il secondo trimestre 2018), cioè un quadro di definizioni comuni e condivise che affermi (con marchi ad hoc) cosa sia un investimento sostenibile e in base alla quale “ricalibrare i requisiti patrimoniali”.